Una nuova tendenza: il negozio a tempo
La figura del negozio a tempo è nata in Inghilterra nel 2003 ed è riuscita ad interessare l’intero territorio europeo, raggiungendo con successo gli Stati Uniti e venendo adottata anche da famosi marchi internazionali.
Durata dell’attività e costi del negozio a tempo
Uno dei settori nei quali il negozio a tempo ha raggiunto un elevato grado di diffusione è quello dell’abbigliamento. Generalmente oggetto della vendita sono eccedenze di magazzino, nuove linee d’abbigliamento da testare, oppure prodotti vintage. Chi ha intenzione di aprire un temporary shop deve innanzitutto tenere in considerazione i costi; i principali sono quelli relativi all’affitto, all’allestimento degli interni, alla promozione e ai salari dei dipendenti. In molti casi, per riuscire a sostenere i costi si ricorre al franchising.
Un contratto di locazione ad uso commerciale di tipo transitorio
Dal punto di vista burocratico, aprire un negozio a tempo significa adempiere a quanto previsto per un contratto di locazione ad uso commerciale. Prima di iniziare l’attività, oltre a dover essere in possesso della Partita Iva è necessario richiedere, presso il Comune nel quale opererà il negozio, la SCIA, ossia la “Segnalazione Certificata di Inizio Attività“. Il negozio dovrà essere iscritto al Registro delle Imprese (presso la Camera di Commercio); per quanto riguarda i dipendenti, è richiesta l’iscrizione all’INPS. Attraverso il modello da noi proposto sarà possibile stipulare facilmente un contratto tra le parti; tuttavia, trattandosi di una disciplina differente da quella avente per oggetto gli immobili ad uso abitativo, in caso di dubbi potrà risultare utile il parere di un avvocato.
Il successo del negozio a tempo è legato anche alla necessità di avere a disposizione un nuovo contratto di locazione ad uso commerciale in un mercato oggi sempre più precario. Permette, tra l’altro, di testare la validità di un prodotto prima di lanciarlo definitivamente sul mercato e di evadere velocemente articoli ormai fuori moda. Tali esercizi commerciali non sono ancora contemplati dalla legislazione italiana; il temporary shop è attualmente equiparato a un comune esercizio di vicinato.